domenica 4 dicembre 2011

Frammento II



Una mostra delle atrocità di casi clinici – abbiamo avuto una ragazza, borbotta, ed aspira vigorosamente una boccata il cui fumo voluttuoso traspare sul cartello di divieto di fumo, piccole innocenti trasgressioni deve pensare, che lo rendono più umano, più trattabile, più confacente alla sua salvifica funzione di redentore perché persino Gesù lavava i piedi dei pezzenti, Giulia si chiamava, una bella ragazza, molto allegra, gioviale, secondo anno di Lettere Antiche, poi un giorno puf, e quel puf lo spara come farebbe Silvan al congresso dei maghi di Montecarlo, una malattia regressiva, sconosciuta, persino affascinante nel suo modo di avanzare, che le covava dentro, probabilmente un fattore genetico, e questa ragazza mi regredisce, e regredisce a lui, proprio a lui, nemmeno fosse un affronto, me l’avevano portata per una forma depressiva, solita storia di stress combinato con studi universitari e relazione amorosa finita male, e questi giovani non hanno più spina dorsale sembra lasciar trasparire, e durante le nostre sedute ho notato questa involuzione, sempre più pressante, potente, patologica, in parte davvero fisica che si manifestava con tremori, perdita di controllo delle mani, e in parte come un regresso mentale ad uno stadio primitivo, bambinesco.
Dice, naif. Guardo i disegni affissi alle pareti, ma lui scuote la testa con energia; no no, non disegnava, ma scriveva. Ha scritto fino a che ha potuto. Scriveva davvero bene, flussi di coscienza molto articolati, lucidi, anche se crudamente disperati, ed io non ho idea di cosa intenda lui per crudamente disperato ma faccio finta di aver quantomeno intuito, aveva un talento, devo ammetterlo, e chissà quanto gli costerà confessarmelo.
     Questo dottore non è cattivo. E’ solo stupido.

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