mercoledì 7 dicembre 2011

La carne urla





La carne urla. Strepita, grugnisce, si inarca e si flette, soffre, e naturalmente sanguina.
Il piombo inatteso tra cemento e desolazione, un arco che si allontana da un centro metaforico, una figura ellittica e adombrata dall'ultimo tramonto, piove dal cielo freddo, le nuvole vanno scurendosi nel ventre, si gonfiano di pustole tossiche, mentre tutto sotto va riempiendosi di merda l'orizzonte.
Via Togliatti. Degno nome per un luna-park di transessualismo degenerato, e scorribande zingare da etilometro ed agguati mafiosi, piazzole per scambisti luminescenti ed omosessuali confusi ed eterosessuali solitari che hanno perso la cognizione del tempo, un loro specifico Bestiario fittizio - privi di identità, di documenti, rincoglioniti, ircocervi ed ebefrenici, bevono pessimo caffè ed orzo col gomito appoggiato al bancone, mentre una barista est-europea col permesso di soggiorno a punti racimolato dopo qualche scopata mature, cerca inutilmente di spazzolare via le molliche la cartaccia e di lavare le chiazze di unto e di vischiosa sporcizia sedimentatasi sul vetro.
Siamo tutti brave persone, non vogliamo casini, dice il tizio basso e ciccione, con un fenomenale riporto damascato, ed un maglione putrido su cui vanno sommandosi i drammi della Storia - un reduce di Stalingrado, che dal 1945 ad oggi non avesse avuto modo di farsi una singola doccia, ispirerebbe un grado maggiore di pulizia e di rispetto. Il tizio non ha un nome che voglia condividere, il potere condiviso d'altronde è potere perduto e in queste remote lande di Roma terzomondiale siamo ancora fermi ad una concettuologia esoterica ed indigena, di comunicazioni non verbali coltelli e racket.
E' un artista.
E cerca culi. Un assioma che lo erige sul piedistallo dei mancati Pasolini -e se, mi dico, potesse vedere che razza di monumento hanno dedicato alla memoria di Pasolini all'Idroscalo, si ecciterebbe meno, e ancor meno si isserebbe sull'immaginifico Everest dell'artisticità.
Ha quel genere di solitudine interiore dentro, quella solitudine da contrattazione marchettara negli androni illuminati delle Stazioni e fuori dalle mense Caritas dove rimorchiare in saldo qualche pulcioso schiavo africano o qualche ruminante e fintamente recalcitrante rumeno, niente zingari dio mio no, bonfonchia come farebbe Platinette davanti al cazzo ipertrofico di Mike Tyson, davanti quella consistenza animalesca e ctonia, quella saggia violenza brutale, metafisica, devastante, in grado di metterti in pericolo senza mediazioni e senza interfaccia di sorta.
Succhio dei bei cazzoni, confessa civettuolo con tutto uno sbattere di ciglia che mi lascia perplesso mentre rivolgo occhiate distratte ai tavolini ingombri di camionisti e di comitive in fuga dal centro cittadino, i locali notturni non li vogliono questi, succhio dei bei cazzoni, lo faccio bene, con tutta la devozione richiesta, e sono certo che continuerà ad ammorbarmi con dettagli ed estrapolazioni filosofiche ed inevitabilmente esistenziali del suo fallimento.
Fa delle battute. Tragiche. Patetiche. Perfettamente in linea con il personaggio.
Dice che vuole odore di vita, e che la vita non è mai facile.
Eh se hai ragione amico mio, ribatto come un corsaro ammainato ed ammanettato giunto a consistere nella sua blesa ultima isola, ci vuole devozione, ci vuole trasporto. Quasi empatia.
Oh l'empatia, mi ammira lo so, perchè mica è da tutti alle tre ed un quarto di notte in un chiosco bar della Togliatti tra il centro carni e la brughiera simil-steppa dove l'erba è marrone e la merda viola, usare quella terminologia, empatia per tanti qui dentro sarà che ne so una malattia, una devianza, una delle tante che caratterizzano e costellano le loro esistenze.
Ho scoperto i trans relativamente da poco, con una bella brasiliana ho avuto anche una specie di relazione, confessa partecipe ed emotivamente toccata la cariatide in sovrappeso, ha gli occhi trasfigurati e appuntati sul cazzo di Cupido, in pura estasi.
Roba di presentazioni in famiglia, suppongo.
I genitori gli sono morti, per fortuna. Li ha seppelliti, nonostante due fratelli socialmente integrati, sposati, con prole e discreti lavori, ne parla con livore, rabbia decisamente celata male, un furore cosmico che va aumentando, lo vedo pulsare, ribollire, come se avesse un Alien dentro lo stomaco dilatato.
Sono un fallito, e ne vado fiero.
Borbotta, si accende un sigaro corto, vedo il guizzo carnicino della fiamma e poi il fumo e lo sento aspirare, alle nostre spalle una nigeriana che puzza da far schifo allunga una mano per scavalcarmi e prendere un bicchiere di whiskey caldo. Un fallito su tutta la linea, e sorride, ma eccomi qui, in cerca, in caccia, con tanti bei culi da deflorare e tanti bei cazzi da succhiare.
E le malattie ? Ti proteggi ? Gli domando con un trasporto da Censimento ISTAT .
No, fa lui, il bello è anche quello, e poi guarda ti dico è più difficile di quanto si possa pensare beccarsi qualcosa, l'importante è evitare come la peste gli zingari, quelli caro mio sono tutti malati, gli altri li sceglie freschi, novizi, di recente su piazza, ancora stanchi per la traversata, lui pensa poche chance di beccarsi l'alone viola, ma nega a se stesso la possibilità manco tanto remota che i suoi amanti facessero già la vita nei loro rispettivi paesi.
Sembra quasi leggermi nel pensiero e dice, lo vedi lo capisci se uno è malato, sei mai stato alla Gara du Nord, la stazione centrale di Bucarest ? No, dico. E' una specie di Termini ibridata con una favela ed un campo nomadi, attorno tutti scugnizzi col catrame in faccia e la colla nei polmoni, generalmente qualche cazzo tedesco o francese o italiano nello sfintere, lo sfregamento del cazzo reso afrodisiaco dalla patina di lerciume e dai pidocchi e dalla scabbia e naturalmente dall'AIDS, ma vedi, continua lui, le croste, le suppurazioni, gli occhi vitrei e spenti, da zombie.
Apre una parentesi non richiesta su George Romero e sulla serie The Walking Dead, da bravo nerd sfigato, poi torna ai suoi pornoracconti vagamente sadiani e molto molto disgustosi.
Un anno sono andato con una associazione di volontariato, per portare degli aiuti materiali - e mi figuro, perfettamente, quali siano stati gli extra elargiti sul campo. Lei è una brava persona, sogghigno, ma lui non è soddisfatto di quel lei, di quell'informale barriera apposta tra la mia giovane e debosciata persona e la sua consistenza di cinquantenne prossimo alla morte. Vorrebbe, ne sono certo, confidenza, affinità.
Una pacca sulle spalle. Un bravo coreografico.
Magari che ne so, pure una patta sbottonata.
Ci stavamo dando del tu, dice.
E' il suo amo, la sua esca. A me non frega dei suoi giochetti verbali e mentali,non so nemmeno come e perchè gli ho dato confidenza.
Preferisco il lei.
Si incupisce. Mi si deprime davanti. Ineluttabilmente. Mi gira le spalle.
Si accosta a due maschioni ucraini che stanno caricando cassette di birra su una Ford Fiesta.Che programmi avete carucci ?
Una checca, una checca totale.
Ho perso l'occasione di chiedergli quale sia la sua cazzo di arte, ad eccezione ovviamente del succhiare cazzo extracomunitario. La sua specializzazione post-laurea in sesso unisex.
Ormai fa comunella con gli ucraini, alti biondi e coi rossotti da paesani sui volti, però ogni tanto mi guarda come a dire, con quel genere di puntuta e stronza arroganza, eccomi qui, mi avevi a disposizione e ora mi hai perso.
Gli rutto in faccia. Devo tornare sulla Togliatti. E possibilmente trovare un cesso.

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