lunedì 12 dicembre 2011

NEGATIVE







Mi invitano per una prolusione, una lunga dissertazione del genere "pompini & AIDS" nel cuore vegetale dell'Esquilino, tra le strade ingombre di cineseria ed immigrazione laida proprio un bel club ferita putrida con portone in acciaio e dentro scene da baccanali alla Tinto Brass ma con propensione alla C. Rage e fist-fucking senza Friedkin e senza Pacino, sul marciapiede niente decoro AMA sacchi neri di plastica colmi di spazzatura multirazziale sapori ed afrori di un mondo intubato nelle sue miserie cosmopolite nigeriane attendono il tram che le condurrà sulla Prenestina Porta Maggiore è uno slargo spettrale diminuito nella sua consistenza da manifesti sound system rivendicazioni omosessuali e proletariato bianco coi tatuaggi della RASH e simile minchioneria universale, spacciatori di pornografia minorile giocano alle tre carte bevendo vino caldo e commentando avidamente i giovani turisti imberbi che transitano per gli androni della Stazione Termini e vie attigue e limitrofe e giardini incolti pieni di barboni tende e rom che fanno capannelli e si divertono ad oltraggiare i passanti e a cacare sui monumenti per vedere l'effetto che fa, Alemanno è intento ad issare stelle di david in Campidoglio e l'Esquilino è diventato TAZ psicogeografica da far invidia a Neuromante, con il traffico impazzito ed i carrellini cinesi e i veicoli senza targa e senza assicurazione e le puttane antiche coi loculi a dieci euro l'ora e le stanze invase dalle pulci e le stamperie clandestine e i phone-center che naturalmente riciclano denaro sporco, mi invitano dopo aver letto il mio articolo sul documentario californiano THE GIFT, variegata discesa infernale nel mondo degli spompinatori sessualmente infetti desiderosi di lasciarsi addosso la stimmata del virus, usato come confusa forma di declamazione pubblica e come rivendicazione identitaria, la povera Louise Hogart lo ha diretto con buone intenzioni e tanto amore ma sfortunatamente questi materiali finiscono sempre nelle mani sbagliate, i.e. Peter Sotos o molto più modestamente il sottoscritto che con il Taint di Trolling for Infection nelle orecchie legge la mail sbilenca giuntagli da un gruppo organizzato di spompinatori romani con annessa rivista bianco/nero ciclostilata poche rivendicazioni e molto sperma sulle barbe e sulla pancia, prominente e malata, mi dicono se hai voglia, se ti va, potresti venirne a parlare da noi, stiamo brigando per rimediarne una copia, uniremmo le due cose, io ho voglia di parlarne perchè fino a quel momento ne avevo parlato a persone indifferenti o ingiustamente scandalizzate e me ne era giunta poca pochissima soddisfazione così mi conforto da solo e mi dico che è una buona idea, posso pur sempre rimediarmi qualche drink gratis e assistere ad accoppiamenti multipli di degenerati barbuti con il loro cuoio e le divise da motociclisti molto Village People prima maniera, l'ipotesi di una omosessualità che non se la fa sotto, se non in senso strettamente erotico-fisiologico e ancora C. Rage viene alla mente, di una omosessualità che non supplica non piange non frigna, di una omosessualità che non trasforma pompini pubblici in baci innocenti, che non patrocina immonde fiaccolate e carrozzoni di rivendicazione meramente politica.
Quindi è ok. Si va.
Prendo accordi, senza modi formali. Non sono formale, soprattutto quando bevo e quando odio. La prima condizione è eventuale, la seconda necessaria.
Il club sorge in un costone di pietra grezza e di portoni oscuri, in una feritoia di architettura novecentesca, sovrastato da un fenomenale odore di spezie indiane e spazzatura che va fermentando, è sporco, scuro, e buio, ha un soffitto basso invaso di inopportuni palloncini colorati, alle pareti foto di Mapplethrope, di Witkin, di Saudek, e del misconosciuto fotografo americano Jimmy DeSana precursore no-wave amico di William Burroughs ed ispiratore di Kern e di Zedd prima che entrambi divenissero carne parodica, odore di fumo odore di droghe erbacee odore di alcolici franati su un pavimento carico di polvere e di fazzoletti usati, si aprono porte e feritoie sulle mura anfratti dark room per carnografie nascoste e pornograficamente laocoontiche, c'è un bar maestoso impilato di scenografie di vetro e liquore, mi accolgono dei pancioni bislacchi con gli occhialini e l'aria professorale da chi lo prende in culo dopo aver pontificato di logaritmi e geometria euclidea, un paio di notevoli pedofili in là con gli anni avvinti dal mascheramento edipico, parlottano di NAMBLA e di età di consenso e di amore di Irina Ionesco e di Maladolescenza per quanto, mi specificano con un refolo putrido di voce, preferiscano i maschietti, bravi dico io così si fa e poi mi immergo nella piccola folla assiepata tra le sedie da dopolavoro ARCI, ed a proposito di giacobinismo con piadina e tessera commercialmente consapevole riconosco i lineamenti di un esponente PD, che non sta per porco dio ma per partito democratico, notevole esempio pure lui mi dicono di libertario con la merda in bocca, e che splendida metafora mi dico io, anche se la merda deve averla molto pure nell'animo e nella testa, frequenta tanti locali di Parigi e di Barcellona mi spiega un anfitrione improvvisato il quale ha evidentemente percepito la mia curiosità nazista nell'averlo trovato là dentro, sgorbio capelluto e con barbetta ed occhiali, tipico pedofilo in fieri sputato mi dico, se sapessero che viene qui gli cagherebbero il cazzo eh rispondo io sfortunatamente solo in metafora eh, e l'anfitrione sorride benevolo perchè la battuta è di suo gusto e suppongo sia possa essere di gusto per chiunque qui dentro.
C'è un microfono che sparge scintille e riverberi larsen, una breve introduzione a cura del capo megapanciuto nonchè proprietario del locale, partono frammenti del video inframezzati da robusto rock sudista yankee del genere redneck, mi cedono il microfono e mi invitano ad una rapida, dicono proprio rapida, presentazione, ed allora io come mio consueto non parlo del documentario in sè ma di ciò che ci trovo di interessante io, la soglia dell'attenzione dei pornoascoltatori è abbastanza bassa ed alcuni prendono a bere fumare e spogliarsi, due arrischiano un fist-fucking tricologicamente villico, io zen ed impassibile nonostante l'atroce caldo che ci imperla tutti di sudore afrodisiaco parlo di cazzi malattia odio di sè ed altre stronzate, il pornopiddino sproloquia coi due pedofili scambiano numeri di cellulari, il proprietario dopo circa sette minuti mi riprende il microfono e fa partire il documentario strizzandomi un occhietto e dicendomi complice ce ne abbiamo messa ma lo abbiamo trovato alla fine.
Bene così, replico, stessa risposta più o meno data ai pedofili di prima e a chiunque altro mi abbia rivolto la parola là dentro. Dovrei andare al bagno ma evito per carità di patria. Mi costerà caro perchè non ci sono bar fuori e in Stazione i bagni si pagano. maledetti froci, dico io, perchè non posso fruire del vostro claustrofobico bagno senza il rischio di ritrovarmi un cazzo smozzicato nella latrina ?
Si sta facendo tardi.
Prendo la via dell'uscita su cui svetta un neon fluorescente rosso, faccio al piddino salutami Gramsci quello non capisce e ringrazia io mi rinserro nella mia depravazione rispettabile e me ne esco nel freddo della mezza-sera.

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