domenica 4 dicembre 2011

Frammento V



Il contratto sociale ed il buon selvaggio vanno per la maggiore da queste parti, si danno la mano durante le danze e durante i matrimoni delle bambine, si chiude un occhio, e lo si chiude un pò tutti, mentori dell’amore universale, guerrieri dell’antipedofilia, femministe, quando vieni a sapere che i ragazzini marci e sporchi, dopo i raid guerriglieri sulle rampe del Raccordo ad inondare di sassi il fiume meccanico e metallico di autovetture, eroi post-moderni del sasso contro il ferro, nemmeno fosse una intifada anomica, sciamano con entusiastico trasporto dei genitori, sulla metropolitana, nei cunicoli serpentiformi ed elettrificati dei treni, e in quell’oscurità appena appena rischiarata da tenui luci artificiali,  concedono i loro buchi e la loro carne a vecchi pedofili incancreniti da un genere di solitudine resa immortale ed insaziabile, vampiri senza canini e con cazzi raggrinziti succhiati con efebico trasporto da questi minorenni comatosi, spesso inalatori di colla e di droghe svaccate come nella migliore iconografia delle favelas, western e django e ciudad de deus tutti frullati nel minestrone del multiculturalismo.
L’atto da notificare è crudo e burocratico, asettico come un affilato bisturi.
Amo il linguaggio del diritto; questo italiano che cessa di essere italiano e che diventa un Logos di potere inflitto, di sadismo rabberciato tra commi e precetti, ed intimazioni di ferocia swiftiana, brocardi, preghiere dolenti intonate dal Tribunale dell’Esecuzione, case-famiglia, esami auxologici, e tanto tanto livore frustrato di ricchi impenitenti scoperecci giuristi ascesi al soglio della Corte Costituzionale per fare i gargarismi di uguaglianza formale e sostanziale bivaccando nei ristoranti da trecento euro a persona.
Tutto meravigliosamente contorto. Rovesciato. Ctonio.
L’ispirazione dello statuto generale del volontariato, il terzo settore, l’amore per il meno fortunato, la carità messa in testo unico, viene da quelle chiacchiere feroci di chi declama il peana funesto e demiurgico del diritto privato, di chi drasticamente seleziona i suoi studenti, poco importa di chi verrà dopo perché i migliori saranno caduti, eziologia della domanda a trabocchetto, e cosa ci sia in questo di caritatevole o addirittura di buono solo Dio lo sa; la valenza taumaturgica, messianica del diritto privato, dell’amore giuridico, della capacità di agire, della fiscalizzazione degli oneri sociali di associazioni che hanno sede in scantinati dell’Esquilino, tra drogherie pakistane e fumerie cinesi, mi colpisce dritto in fronte mentre mi figuro gli appelli, i proclami, i batti-mani nei teatri tronfiamente occupati e dentro cui si recitano le scenette barbose degli ascanii-celestini e dei darii-fo, comprendo come comprese Giuda dopo essersi impiccato silenziosamente nell’Aceldama, che avevo sbagliato tutto all’epoca, seguendo l’impossibile chimera di un futuro avvocatizio o da dirigente pubblico, avevo sbagliato tutto perché la risposta stava tutta là, in quel terzo settore che porge la mano supplice al paradiso di fango e pedofilia.

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