lunedì 5 dicembre 2011

Il No opposto alla Vita






C’è un profondo senso di beatitudine nell’osservare il paesaggio notturno che scorre fuori dal finestrino dell’autobus, il mio volto riflesso dal vetro opaco, la strada in accelerazione. Ho abbandonato il locale, senza un addio risolutivo, la mia amica sta lavorando scucendo monete e banconote ai vari gonzi titolari della “trasgressione” capitalisticamente accettabile.
Più il mezzo pubblico macina chilometri più sento che la corsa durerà in eterno.
Guardo le puttane trascolorare nell’aura neon, il Gazometro del quartiere Ostiense rendersi opera d’arte plastica nel suo sfavillio elettrico , i locali notturni aprirsi  a ventaglio per le strette strade parallele,  i benzinai e i fiorai di Viale Marconi sbrigare i loro traffici, poi l’autobus si dirige  oltre il ponte sul Tevere dalle parti di Piazzale della Radio e fende le cornetterie, la Stazione di Trastevere, le macchine in doppia fila, i motorini che strombazzano.
In alcuni casi sono l’unico a salire su questi bus notturni, in altri invece vorrei  essere l’unico ; mi circondano infatti volti distrutti dalla stanchezza, segnati da giornate di lavoro o da una vita orrenda di cui, ad essere sinceri, mi importa poco, vecchie che cercano di attaccare bottone, tossici che traballano macilenti e disossati in cerca di qualche spicciolo con cui rinfocolare la loro illusione artificiale e che nel frattempo mi infastidiscono.
Maledico la loro compagnia.
La loro esistenza. Se la si può definire esistenza.
Il loro futuro. Se ne hanno uno.
Alcune tra le persone sedute sull’autobus non  sembrano avere altra scelta se non :
-          tagliarsi le braccia e le gambe con affilate lamette,  nel tentativo di rimanere in contatto con la realtà
-          assumere sostanze stupefacenti o quantità preoccupanti di alcool
-          guardare film porno cercando di lenire i propri demoni interiori attraverso quel simulacro di socializzazione
-          vendere il proprio corpo
ma molto spesso :
-          il dolore fisico non è più sufficiente per fronteggiare quello spirituale
-          l’uso di sostanze psicotrope o alcoliche peggiora notevolmente fino a mutarsi in vero e proprio abuso
-          si scopre che i fotogrammi realizzati dall’industria hard non sono surrogati di amici o di persone disposte ad accordare fiducia, ma solo effetti perversi della merceologia
-          si finisce a far tappezzeria in un fosso, lungo il ciglio di una strada.
Nell’emergere lento e doloroso di questa consapevolezza altre persone, mostri si direbbe,  trovano la loro gratificazione ed il senso ultimo del loro piacere.
Io sono uno di quei mostri.
E so che queste bestie, lavoratori notturni e immigrati e vecchie e tossici e turisti ritardatari e semplici nottambuli, hanno i loro problemi, le loro aspirazioni, le loro più o meno confortanti illusioni.
Mi piacerebbe assistere al loro crollo emotivo, vederli piegati definitivamente, supplici, straziati, poter odorare la loro miseria, ed essere lì il giorno in cui un freddo e distaccato poliziotto li informerà che il figlio è morto di overdose o in un incidente stradale, oppure saperli lentamente devastati dal cancro, le lacrime in chiesa a chiedere la grazia e la sofferenza delle sedute di  chemioterapia e lo stringersi nell’amore dei familiari.
Assistere al giorno del licenziamento o della rottura di una relazione di lunga data, il giorno in cui le chiacchiere ed i buoni propositi finiranno definitivamente scaricati nel cesso.
Mi piacerebbe che i tossici acquisissero consapevolezza di quanto schifosa sia la loro vita. Ed allora, nel chiedervi se avete cinquanta centesimi, perderebbero ogni finta baldanza e sbracherebbero inumidendosi gli occhi, gettandosi ai vostri piedi, perché senza quei soldi, senza quella dose, diventerebbero carne da macello. Il triste significato del vivere sapendo di dipendere dalla pietà altrui, ridotti a zombies che nessuno  pietisce e di cui nessuno si preoccupa, se non forse in termini di mera statistica criminale.
E’ una lunga notte.
Senza albe di speranza. Senza cieli che rischiarano in vortici azzurrini. Senza il profumo intenso del caffè.
La notte per me non finirà mai. E vorrei non finisse mai nemmeno per loro.

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